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Denunciare il medico pare sia diventata una prassi. I dati della sola Procura di Milano dello scorso anno parlano chiaro: circa 300 esposti, quasi uno al giorno, da parte di pazienti che hanno denunciato i medici, fra lesioni e omicidi colposi da colpa medica. Più della metà archiviate. Per l’associazione Professionisti Sanitari Assicurativi e Forensi (Psaf) i dati inducono ad alcune riflessioni: possibile crollo qualitativo della sanità milanese, frattura del rapporto medico paziente, oppure meccanismi torbidi che ruotano attorno al mondo dei risarcimenti . “E’ necessario vederci chiaro, ingolfare il sistema giustizia, oltre ai costi, danneggia i cittadini che hanno il diritto di avere un processo equo, giusto e rapido” sostiene Raffaele Zinno, presidente nazionale Psaf.

L’allarme è stato lanciato dal procuratore aggiunto a capo del pool Ambiente, Salute e Lavoro Tiziana Siciliano nel corso di un incontro a Palazzo di Giustizia. Un’autorevole voce per sottolineare l’anomalia di una vera e propria valanga di procedimenti contro i camici bianchi non tutti giustificati da effettivi errori medici o reati ai danni di chi denuncia.

“Oggi pare che sia vietato morire - ha osservato il procuratore Tiziana Siciliano - in alcuni casi ci troviamo sul tavolo delle cause per malpractice su pazienti 97enni”. Ogni causa per colpa medica richiede molto lavoro per la Procura: “Servono consulenze, bisogna sentire testimoni, sono procedimenti difficili”.

La Pm ha indicato negli avvocati parte delle responsabilità ma anche nella mancanza di linee guida della legge Gelli. C'è poi anche, a detta della pm, “il rischio di ingiustizia” perché il medico che se lo può permettere “riesce a strapagare” per le consulenze gli esperti migliori mentre la Procura stessa ha dei limiti nella scelta degli esperti da consultare.

Preoccupazione anche da parte di Psaf, che in un comunicato prova ad analizzare il fenomeno da diverse prospettive: “ I dati forniti dalla d.ssa Siciliano rappresentano solo quelli della Giurisdizione Penale di Milano, per poter avere contezza dell’entità del fenomeno sarebbe opportuno  acquisire anche quelli del civile … ci permettono comunque di formulare alcune riflessioni – afferma Raffaele Zinno presidente nazionale di Psaf  e continua - In primis da quanto riferito dalla PM sembrerebbe che ci sia stata una impennata massiva ed improvvisa di denunce che non può esse ascritta solo agli avvocati e ad Internet ma credo che coinvolga tutta la filiera: avvocati, ctu, ctp, e tutto quel mondo opaco che ruota attorno al pianeta risarcimenti.  La seconda riflessione è sui motivi di ciò: un improvviso crollo qualitativo della sanità milanese? Oppure un repentino ed improvviso risveglio dei cittadini che hanno preso coscienza all’improvviso del loro diritto alla salute? Oppure ancora una violenta ed insanabile frattura del rapporto fra medico e paziente? Oppure la creazione di condizioni inquietanti che possano favorire se non addirittura indurre un ricorso così massivo all’azione giudiziaria da parte  di cittadini che a torto o a ragione  ritengono di aver subito un danno? – continua Zinno - Un altro elemento da prendere in considerazione è quello delle archiviazioni che ci porta a fare delle riflessioni sul ruolo e sulla preparazione dei consulenti di parte (CTP); questi, a differenza del CTU che subentra a processo già incardinato, intervengono invece in una fase embrionale del processo, preliminarmente ad esso e, in molti casi, è proprio in conseguenza dei loro pareri, perizie o consulenze che il processo viene ad esistenza. Pertanto, è proprio il Ctp il soggetto centrale che, con le sue valutazioni preliminari, può determinare l’incardinarsi o meno di un processo che, come abbiamo visto, la maggioranza delle volte si conclude senza esito”.

Psaf ritiene in fine che sia giunto il momento che si accendano i riflettori su tale settore. Fenomeni come quelli descritti dalla d.ssa Siciliano, danneggiano non solo i professionisti ma anche i cittadini. L’ingolfare il sistema Giustizia con azioni prive di fondamento oltre ai costi contribuisce ad allungare i tempi dei processi danneggiando i cittadini che hanno il diritto di avere un processo equo e giusto e rapido”.